Il digitale annulla le distanze e il web globalizza e rende omogenee le opportunità di accesso agli investimenti in criptovalute, nonostante ciò restano delle differenze nel modo di acquistare bitcoin nelle varie parti del mondo. Le differenze sono dettate principalmente dalle leggi degli stati, le quali condizionano a volte fortemente il modo in cui gli investitori locali possono operare nel settore. Come si comportano, quindi, gli investitori africani, cinesi, indiani e statunitensi? Vediamo appunto come comprare bitcoin in queste aree del pianeta sia diverso.
In Africa
Singolare l’esperienza dell’exchange africano BitcoinFundi poi chiamato Golix, la cui unica sede si trova nello stato dello Zimbabwe dove l’inflazione ha costretto il governo a sopprimere la valuta locale per adottare le valute straniere come l’USD e in modo minore l’euro. Golix, che si presenta come exchange per tutta l’Africa, ha avuto i suoi problemi con il governo, ma ha saputo risolverli adattandosi alle precarie condizioni politiche del paese. Su questa piattaforma il prezzo del bitcoin ha raggiunto i 32 mila dollari a dicembre 2017. Attualmente, gli investitori africani non possono più acquistare bitcoin con i dollari americani a causa delle restrizioni imposte dal nuovo governo. Golix ha il merito di aver insegnato come comprare bitcoin può essere la soluzione ai disastri economici locali.
Come comprare bitcoin in Cina
La Cina, fino a settembre 2017, rappresentava circa il 40% degli scambi mondiali di criptovalute. La chiusura totale del governo cinese nei confronti del settore ha azzerato gli scambi nel Paese, costringendo gli exchange a chiudere e ad espatriare in Corea del Sud, Hong Kong e Giappone. La restrizione è totale davvero se si pensa che su WeChat, il WhatsApp cinese, sono stati chiusi per legge i gruppi dedicati alle criptomonete. Il governo ha provveduto a bloccare persino gli exchange che dall’estero provavano a fare affari con i connazionali. In quest’area geografica investire in valute digitali è nettamente diverso dal fare trading con le criptovalute in Italia.
In India
L’India aveva tutte le potenzialità per essere un attrattore di capitali e di progetti blockchain-based nello scenario asiatico. Le competenze ingegneristiche nel settore informatico sono elevate. Purtroppo, anche qui è intervenuto il regolatore, nella fattispecie la Reserve Bank of India (RBI) che ha intimato le banche a bloccare i correntisti intenzionati e a non investire propri fondi nelle crittovalute. Gli exchange locali sono stati spiazzati dalla decisione, ma hanno reagito insegnando alle persone come comprare bitcoin attraverso gli scambi peer-to-peer, come avviene su Localbitcoins.
Negli USA
Gli Stati Uniti d’America rappresentano il grande mercato delle criptovalute insieme al Giappone e all’Europa, seguite da Australia e America Latina.
Negli USA, fare trading con il bitcoin non è vietato, così come non lo è in Italia. Gli USA hanno regolamentato la tassazione sulle criptovalute imponendo agli investitori di pagare le tasse: il regolatore interviene di volta in volta, in casi specifici come i Bitcoin Future, gli ETF di Bitcoin e le ICO.
Il mercato americano è culturalmente e storicamente protezionista nei confronti delle sue aziende, ne consegue l’impossibilità da parte dei residenti negli Stati Uniti d’America di investire in exchange e in fondi di crypto asset che non abbiano una sede negli USA.