Jesse Lund, capo del dipartimento blockchain della IBM. ha recentemente rivelato che l’azienda ha lavorato con diverse banche centrali. In particolare, la collaborazione era incentrata su progetti di valuta digitale. Dettaglio molto interessante è che Lund ha affermato che una banca centrale emetterà la propria moneta digitale a breve.
I dettagli
In una sessione informale di domande e risposte su reddit, iniziata il 22 marzo, Jesse Lund, responsabile delle soluzioni blockchain di IBM per i servizi finanziari, ha dichiarato che il pubblico dovrebbe “decisamente” aspettarsi di vedere una valuta digitale da una banca centrale (CBDC) emessa sulla rete Stellar “presto”.
Alla domanda fino quanto lontano ritiene che tale sviluppo sia adesso, su Stellar o su un’altra blockchain, ha risposto, in sole lettere maiuscole, “MOLTO MOLTO VICINO”. Infatti ha detto che il gigante della tecnologia sta lavorando aggressivamente. In particolare sta collaborando con le banche centrali, così come altre istituzioni finanziarie, per emettere beni digitali. Ha tuttavia rifiutato di individuare il paese o i paesi in cui le banche centrali potrebbero emettere le CBDC. Questa informazione è stata negata spiegando che “non era ancora in grado di parlare dei clienti”.
Il lumens (XLM) sarà utilizzato
IBM ha utilizzato Lumens, il token nativo della blockchain Stellar, “come risorsa ponte per supportare un exchange con capacità in tempo reale e la liquidazione” in quello che Lund chiama la sua “soluzione di pagamento transfrontaliero”. Questa soluzione è apparentemente rivolta alle banche commerciali. Tuttavia, l’azienda sta anche perseguendo la tecnologia che permetterebbe “altri beni digitali”. Tra questi sono comprese le valute digitali, da utilizzare nelle transazioni sulla blockchain Stellar “come alternativa e complemento ai Lumen”.
Una delle soluzioni di pagamento che IBM ha ideato consente alle parti di effettuare transazioni senza la necessità di “alcun accordo prima della transazione”. Questo perché, in tale configurazione, “ogni transazione è un insieme di operazioni che si svolgono in tempo reale o no”. Inoltre, Lund allude anche alla possibilità che i token si muovano tra la rete Stellar e le blockchain interoperabili.
IBM offre ai propri clienti un’aggiuntiva “permissioned blockchain costruita sopra la blockchain pubblica di Stellar”. Questo significa che anche se la blockchain Stellar è pubblica, l’azienda ha ideato un modo per stabilire una piattaforma privata al suo interno. All’interno di questa blockchain la IBM (o il cliente) ha l’autorità di convalidare le transazioni.
Secondo Lund, la IBM sta lavorando per aggiungere a questa soluzione un “prodotto opzionale per la gestione del ciclo di vita del token”. Grazie a questo sarebbe possibile a enti tra cui le banche centrali di emettere le proprie risorse digitali e di fare affidamento su IBM per l’ingegneria del token e la gestione del ciclo di vita del token. Questa gestione del ciclo di vita comprenderebbe presumibilmente un meccanismo facoltativo che consentirebbe di bruciare i beni o, nel caso di valuta FIAT ritirare dalla circolazione.
Probabilmente ci saranno multiple valute digitali nazionali
Diverse nazioni hanno pubblicamente discusso la possibilità di far debuttare le criptovalute emesse dallo stato. Nonostante questo nessuna non è nota una collaborazione con la IBM su tali progetti da parte di nessuno di questi stati. Tra questi stati c’è il Venezuela, stato che sta in questo momento tenendo un ICO e ha presentato piani vaghi per un altro bene digitale di emissione statale. Entrambi questi token dovrebbero essere garantiti da beni fisici.
La Russia ha proposto un CBDC per uso interno soltanto e uno per i paesi membri dell’Unione economica eurasiatica. Questo vale a dire Armenia, Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan, e l’insieme delle nazioni note con l’acronimo BRICS: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. A gennaio,invece, anche la banca centrale indonesiana ha annunciato l’intenzione di sottoporre a prova un CBDC quest’anno.
Israele ha manifestato interesse per l’emissione di una criptovaluta sostenuta dallo Stato, e la Cina sta lavorando alla propria “Digital Currency for Electronic Payment” (valuta digitale per il pagamento elettronico). Il premier di Montserrat ha recentemente firmato un memorandum d’intesa che prevede uno studio su un eventuale CBDC. Al contempo, la Banca centrale dei Caraibi orientali, che serve Montserrat, sta pianificando un proprio processo di sviluppo di una CBDC.
Le implicazioni delle valute digitali
Un rapporto pubblicato dalla Banca dei regolamenti internazionali (BRI) afferma che le criptovalute statali, che la BRI definisce valute digitali della banca centrale (CBDC), sono degne di essere prese in considerazione grazie al loro potenziale impatto. Questo nonostante sia probabile che pochi paesi le emettano tra breve. In un op-ed di accompagnamento, Benoît Cœuré della Banca Centrale Europea e Jacqueline Loh dell’Autorità Monetaria di Singapore, che presiedono i due comitati della BRI responsabili del rapporto, sostengono che tale strumento “potrebbe avere implicazioni di vasta portata per il ruolo della moneta, del sistema finanziario e dell’economia”.
Sulla base di una ricerca condotta da parte del Comitato per i pagamenti e le infrastrutture di mercato della BRI e dal suo Comitato per i mercati, il documento del 12 marzo suddivide i CBDC in due categorie: generali (per il pubblico) e all’ingrosso (per un gruppo predefinito di istituti finanziari).
I rischi delle valute digitali pubbliche (generali)
Un rischio potenziale dell’introduzione di una CBDC generale sarebbe la possibilità di ridurre la propensione a depositare denaro presso le banche commerciali. Questo vista la minore attrattiva di effettuare depositi presso una banca commerciale in un simile sistema. Soprattutto in periodi di crisi economica, “una fuga verso la banca centrale (e lontano dalle banche commerciali) può avvenire su larga scala e rapidamente”. Questa evenienza è possibile anche oggi. Questo in quanto le persone hanno la possibilità di accumulare denaro contante. Quanto ci sarebbe di diverso è una velocità senza precedenti, se permesso dalla tecnologia digitale. Queste situazioni potrebbero anche avere luogo al di là dei confini nazionali.
Nel caso di una corsa al digitale verso una banca centrale, l’istituzione potrebbe finire per svolgere un ruolo più importante nell’allocazione delle risorse economiche, il che potrebbe comportare perdite economiche complessive qualora tali entità fossero meno efficienti del settore privato nell’allocazione delle risorse. Ciò, a sua volta, potrebbe portare le banche centrali in un territorio inesplorato e potrebbe anche portare a una maggiore interferenza politica.
La fine delle banche commerciali?
Un CBDC potrebbe inoltre danneggiare le banche commerciali incentivandole ad aumentare i tassi sui depositi e le commissioni di transazione sui clienti al dettaglio per compensare il calo dei profitti. Questo, a suavolta probabilmente contribuirebbe ulteriormente ad allontanare i clienti. Inoltre, un simile sistema potrebbe erodere il ruolo delle banche commerciali come gestori dei pagamenti, riducendo ulteriormente il loro reddito.
Infine, nell’emissione di CBDC, le banche centrali potrebbero correre il rischio di assumersi più responsabilità di quante ne possano gestire. Infatti, si assumerebbero il compito di creare l’infrastruttura e la governance necessarie per gestire questa nuova forma di moneta. D’altro canto, la relazione suggerisce che un CBDC potrebbe fungere da “strumento sicuro di banca centrale” nelle giurisdizioni in cui la carta moneta è in declino, come la Svezia. Infatti, in Svezia la banca centrale sta già valutando l’introduzione di una “e-korona”.
Il documento della BRI afferma con decisione che qualsiasi CBDC deve essere in grado di rispettare le norme antiriciclaggio (AML) e di combattere il finanziamento del terrorismo (CFT) del proprio paese. Inoltre è specificato che a seconda delle caratteristiche di riservatezza incorporate nella valuta virtuale in questione ciò potrebbe essere difficile. La progettazione e il funzionamento di un CBDC robusto possano rivelarsi difficili, osserva il documento. In un altro punto però è specificato che se eseguiti correttamente, “un CBDC non anonimo potrebbe consentire registrazioni e tracce digitali”. Questo semplificherebbe le procedure da seguire per mantenere la conformità AML/CFT.
Una discreta fretta
Mentre il rapporto, così come Loh e Cœuré, ha ripetutamente chiesto ulteriori ricerche e ha invitato alla cautela sulle azioni, il documento ha anche suggerito che i CBDC potrebbero precedere le banche centrali se queste dovessero tardare troppo a lungo. Come si legge nel documento, “i vantaggi di un CBDC ampiamente accessibile possono essere limitati se sono già in atto o in fase di sviluppo prodotti di pagamento privati al dettaglio rapidi (anche istantanei) ed efficienti”. Viene inoltre specificata una possibile conseguenza della mancata emissione di un CBDC. Infatti, si afferma che gli individui “potrebbero dover affrontare maggiori rischi di credito e di liquidità, rispetto alle passività delle banche centrali, derivanti dall’esposizione nei confronti di emittenti privati di token digitali o dalla mancanza di emittenti”.
In ultima analisi, se un paese dovesse decidere di introdurre un CBDC generale, lo dovrà fare con particolare attenzione alla situazione. Questo perché non esiste una soluzione unica per tutti.
I rischi delle valute digitali “all’ingrosso”
Per quanto riguarda le CBDC all’ingrosso, il rapporto conclude che “le implementazioni proposte per i pagamenti all’ingrosso sembrano ampiamente simili e non chiaramente superiori alle infrastrutture esistenti”. Tuttavia, Loh e Cœuré sostengono che un CBDC “potrebbe contribuire a snellire molti dei complessi processi di compensazione e regolamentazione attualmente necessari per completare le operazioni in titoli e in valuta estera”.
Tra i beni digitali esistenti, il duo che guida le commissioni dietro il rapporto ritiene che “Bitcoin e altre criptovalute sono scarse imitazioni del denaro. I politici sono giustamente preoccupati per gli abusi dei consumatori e degli investitori”, ma comunque, mentre questi token “sono una specie di miraggio, potrebbero essere un primo segnale di cambiamento”. “Nonostante i suoi numerosi difetti”, scrivono, “Bitcoin ha rimediato ad una mancanza del nostro sistema attuale: i pagamenti transfrontalieri al dettaglio”.
Conclusione
I soldi per come li conosciamo hanno probabilmente i giorni contati. Certo, quanto può essere causa di dubbi e come verranno integrate le blockchain pubbliche in questo sistema composto da “permissioned blockchain”. Nei stati autoritari possiamo benissimo aspettarci le criptovalute contenute su blockchain pubbliche, non conformi a norme KYC e antiriciclaggio, potrebbero semplicemente essere rese illegali. Ma nei paesi occidentali questo potrebbe probabilmente essere troppo malvisto perché l’opinione pubblica lo permetta. Il punto è che la digitalizzazione totale del denaro su blockchain le quali sono gestite (permissioned) sarebbe un modo che permetterebbe davvero molto più controllo su cosa i cittadini fanno con il proprio denaro.
Piuttosto che ipotizzare a riguardo di un divieto delle criptovalute basate su blockchain pubbliche ha senso pensare invece della ben più probabile integrazione di queste con le blockchain private. Infatti l’integrazione potrebbe portare a molteplici vantaggi per l’utente finale. Inoltre l’XLM probabilmente potrà goire di una certa crescita grazie a questa implementazione. E questo avverrebbe anche se questa non dovesse avvenire e perfino se le criptovalute non regolamentate dovessero venire proibite. Questo è l’ennesimo segno di un rapido sviluppo nonostante la recessione del mercato. Una cosa che sarebbe piuttosto anomala se, come alcuni affermano, l’unica utilità delle criptovalute attualmente esistenti fosse la speculazione.
Interesse verso o l’implementazione di blockchain o criptovalute oramai è stata mostrata da parte di molte aziende degne di nota. Tra queste troviamo Nokia, Starbucks, Microsoft, Moneygram, Santander, American Express e molte banche giapponesi. Inoltre, secondo una stima calcolata da parte della IBM, la blockchain applicata a soli due settori dovrebbe creare ben 3,8 trilioni di dollari in valore di mercato. Quindi, qualunque sia l’aspetto dei grafici, sembra decisamente un ottimo momento per investire in criptovalute.