Il parlamento del Kirghizistan sta cercando di attuare un regime fiscale per i minatori; se approvato, questo sarebbe il primo quadro regolamentato del Paese per le attività di criptovaluta
I regolatori nella Repubblica del Kirghizistan stanno cercando di introdurre un disegno di legge per tassare e regolare le attività di cripto mining.
Il disegno di legge, intitolato “Modifica del codice fiscale della Repubblica kirghisa”, mira ad aumentare le entrate del governo stabilendo obblighi fiscali per i minatori. Il disegno di legge stabilisce anche definizioni chiare per i termini “beni virtuali” e “mining” nel contesto delle criptovalute.
Se questa proposta di legge viene approvata, si tratterebbe di un primo passo significativo verso il riconoscimento e l’accettazione della criptovaluta da parte della Repubblica del Kirghizistan. Prima di questi sviluppi, nel luglio 2014 il paese aveva esplicitamente vietato l’utilizzo di criptovalute come mezzo di pagamento.
Nonostante questo divieto, il paese ospita oltre 80.000 dispositivi tecnici che consentono il mining di criptovaluta.
La legge propone un’aliquota fiscale forfettaria del 15% per i minatori di criptovalute su tutti i profitti generati dalla vendita di criptovalute estratte.
Questo disegno di legge è stato proposto per la prima volta nell’agosto 2019 e gli esperti ritengono che potrebbe fornire ulteriori 4,2 milioni di dollari al budget annuale di circa 1 miliardo di dollari del paese.
Il punto di informazione locale Kabar conferma che questo progetto di legge è stato sviluppato appositamente per aprire la strada alla tassazione del mining di criptovalute. Secondo l’articolo, il disegno di legge propone di affrontare tre punti principali: integrare la sezione XV, intitolata “Regimi fiscali speciali del codice fiscale della Repubblica kirghisa con il capitolo 60”; determinare il significato dei termini “criptovaluta, mining di criptovaluta e hashing”; e determinare la base imponibile dell’imposta sull’estrazione di criptovaluta, sotto forma di spese del contribuente per il pagamento dell’elettricità consumata durante l’estrazione di criptovaluta, il che include l’IVA e l’imposta sulle vendite.
Il parlamento ha anche preso in considerazione l’introduzione di una tariffa sull’elettricità designata per i minatori. Ciò segue un suggerimento del Consiglio Supremo di pagare $0,05 per chilowattora (KW/h) a dicembre 2019; un premio del 70%, rispetto al prezzo medio del paese di $0,030 per KW/h.
Le deliberazioni sono ancora in corso e numerosi legislatori hanno espresso preoccupazioni proprie delle attività estrattive. Il vice Aaly Karashev ha sottolineato l’impatto delle attività di cripto-mining su larga scala sulle limitate capacità di generazione di elettricità del paese; attualmente, il Kirghizistan importa quasi il doppio della potenza che esporta.
La deputata Natalia Nikitenko ha distaccato queste apprensioni dal punto di vista del consumo energetico, ma ha anche messo in evidenza la persistenza di operazioni illegali di estrazione anche con la Repubblica kirghisa che ha sospeso temporaneamente l’attività nel settembre 2019.
Lo scorso settembre, il governo del Kirghizistan ha smesso di fornire elettricità a 45 società minerarie. Sostenevano che il consumo totale di queste aziende di 136 megawatt superava quello delle regioni locali di Talas, Naryn e Issyk-kul messe insieme.