L’autorità di regolamentazione finanziaria del Sudafrica ha rilasciato un documento che descrive nel dettaglio la posizione non ostile del Paese nei confronti delle criptovalute come metodo di pagamento.
Martedì scorso il South African Intergovernmental Fintech Working Group (IFWG) e il Gruppo di lavoro CAR, hanno pubblicato un documento che presenta diverse raccomandazioni per lo sviluppo di un nuovo quadro normativo specifico per le criptomonete. Mentre il Paese ha mantenuto una posizione prudente sullo sviluppo delle criptovalute sin dal 2014, il documento riconosce che sono mancati gli sforzi di vigilanza locale per rendere le transazioni più sicure.
Il Sudafrica è uno dei paesi del mondo che ha una regolamentazione stringente riguardo le criptovalute. Tuttavia la nazione ha mantenuto una posizione neutra fino a ora. Sebbene il report delinea una serie di raccomandazioni rigorose da seguire per i fornitori di crypto asset, per le autorità competenti, per gli esercenti e i clienti, esso non vieta del tutto l’effettuazione di transazioni con le criptovalute nei suoi confini nazionali.
Il documento raccomanda che le entità che forniscono servizi di criptovaluta vengano formalmente riconosciuti quali Crypto-Asset Service Provider (CASP) e siano tenuti a registrarsi presso il Financial Intelligence Centre (FIC). Il riconoscimento obbliga tutti i CASP a rispettare i requisiti in materia di antiriciclaggio di denaro e KYC.
Uno degli aspetti della raccomandazione comprende la necessità di memorizzare le informazioni relative agli ordinanti e ai beneficiari in una transazione di crypto asset, nonché di metterle a disposizione delle autorità di regolamentazione o delle forze dell’ordine competenti a richiesta di questi ultimi.
Lo studio consiglia anche l’implementazione di un programma di monitoraggio migliorato per i Gruppi di lavoro CAR, con particolare attenzione alla capitalizzazione di mercato, al numero di clienti delle piattaforme di crypto trading, nonché ai servizi che forniscono ai commercianti e/o ai dettaglianti che accettano pagamenti in criptovaluta, al volume delle transazioni in criptomoneta e alle transazioni transfrontaliere.
Lo studio raccomanda che i crypto asset restino così come sono, senza uno status lega e senza che esse vengano riconosciute come moneta elettronica.
Per quanto riguarda il pagamento con le criptomonete, lo studio afferma che “l’uso di crypto asset a fini di pagamento può essere ammesso, o forse provvisoriamente permesso a rischio dell’utente”. Seguono quindi i consigli per una revisione della legge sul Sistema dei pagamenti nazionali (NPS).
Per concludere, le Initial coin offering (ICO) sono riconosciute come una fonte legittima di finanziamento per le piccole imprese. Lo studio riporta che “le ICO come mezzo di raccolta di capitali sono inserite nel quadro normativo che consente alle imprese appena nate di raccogliere capitali”.