Decisa inversione di marcia del gigante delle banche d’investimento, che ora canta le lodi al bitcoin affermando che ha superato una prima prova come forma d’investimento che è stata “per lo più positiva”
JP Morgan, una delle più grandi banche presenti a Wall Street e nota per la sua posizione critica nei confronti del Bitcoin, ha completamente modificato la sua posizione riguardo alla criptovaluta numero uno al mondo.
Nonostante il crollo scatenato dalla pandemia Covid-19 e il crollo di maggio, il prezzo del bitcoin è aumentato di circa il 30% da inizio anno.
La società d’investimento afferma che il bitcoin si presenta “per lo più positivo” e che che le criptovalute, in generale, hanno una prospettiva di “longevità come classe di asset”.
Gli analisti di JP Morgan hanno affermato che “sebbene la bolla [bitcoin] abbia causato un crollo drammatico quando è esplosa, il bitcoin raramente è sceso al di sotto del costo di produzione, comprese le condizioni molto disordinate che hanno prevalso a marzo”.
Lo scorso mese di marzo bitcoin è crollato rapidamente a 4mila USD perdendo oltre la metà del suo valore a causa del panico generato nei mercati globali dal nuovo coronavirus. Nonostante ciò BTC ha riguadagnato posizioni più velocemente della maggior parte degli altri asset, recuperando già a fine aprile quasi tutte le perdite subite nel crash.
JP Morgan ha scoperto che, mentre il prezzo del bitcoin di recente ha iniziato a scambiare in linea con le attività più rischiose come le azioni, ha mantenuto un prezzo costantemente superiore ai costi di produzione.
Prima di questo pronunciamento, anche altri analisti avevano considerato il costo di produzione di nuovi bitcoin, formalmente noto come mining, quale il potenziale punto di partenza del prezzo dei bitcoin.
Dopo l’halving di maggio, il costo netto del mining dei bitcoin si è modificato; di conseguenza il numero di bitcoin dati come premio agli utenti che gestiscono la rete si è ridotto del 50%, passando da 12,5 BTC a 6,25 BTC per blocco.
Prima che si verificasse l’ultimo halving, la società di ricerca specializzata TradeBlock ha stimato che l’importo necessario per estrarre un solo bitcoin ammonta a 7mila dollari. Da allora il prezzo è aumentato, anche se non è riuscito a mantenersi al di sopra dei 10mila USD, nonostante abbia più volte superato tale resistenza.
Lo studio ha rilevato che altrove, “ci sono poche prove di dinamiche di corsa o addirittura di un tiering di qualità tra le criptovalute, anche durante le turbolenze della crisi di marzo”.
Questo suggerisce che la criptovaluta ha superato bene il suo primo “stress test”.
JP Morgan ha anche riferito di attendersi che il bitcoin resterà un asset per lo più speculativo. Come si legge nel loro report dal titolo “Cryptocurrency takes its first stress test: Digital gold, pyrite, or something in between?”, la banca afferma che la dinamica del prezzo della criptovaluta è un indicatore del suo continuo uso come mezzo di speculazione, ben più che come mezzo di scambio o come riserva di valore.