Le norme contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo sono state estese alle imprese del settore criptovalute in seguito alle indagini su due crypto exchange
In un decreto presidenziale pubblicato sabato, il governo turco ha ampliato la lista delle aziende che devono rispettare le norme sul riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo includendo le piattaforme di trading di criptovaluta.
I “fornitori di servizi sui crypto asset” saranno da ora soggetti alle leggi della Turchia sulle transazioni di criptovaluta con effetto immediato, come pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
La notizia potrebbe non piacere a molti in Turchia, dove le criptovalute hanno vissuto un boom di popolarità di recente. Negli ultimi 30 giorni, secondo i dati di Google Trends, “Bitcoin” è stato cercato più in Turchia che in qualsiasi altra nazione.
Il presidente Erdoğan a marzo aveva scioccato gli investitori licenziando il governatore della banca centrale, Naci Ağbal, mentre l’inflazione raggiungeva il massimo a sei mesi del +16,19%. Da metà febbraio la lira turca sta crollando contro il dollaro USA, tanto da essere scesa dai 0,14 dollari al minimo a cinque mesi di 0,12 dollari.
La situazione ha portato molti investitori turchi a rivolgere lo sguardo alle criptovalute, tanto che nei quattro giorni successivi al licenziamento di Ağbal sono state scambiate 23 miliardi di lire turche (2,8 miliardi di dollari) in criptovaluta. Tra l’inizio di febbraio e il 24 marzo di quest’anno, un totale di 218 miliardi di lire turche (26 miliardi di dollari) sono state scambiate in criptovaluta, corrispondenti a circa il 3.000% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L’annuncio fa seguito al divieto della Turchia sui pagamenti in criptovaluta imposto ad aprile. La banca centrale ha riferito che i fornitori di servizi di pagamento non potranno più sviluppare modelli di business basati sulle criptovalute, affermando che altrimenti potrebbero generarsi danni irreparabili e rischi sulle transazioni. Bitcoin è sceso di circa il -18% nella settimana successiva alla notizia.
Due exchange di criptovaluta turchi hanno cessato le operazioni poco dopo il divieto. La piattaforma Thodex aveva gestito centinaia di milioni di dollari in termini di scambi prima che gli utenti accusassero la società di aver negato loro l’accesso ai fondi e di averli truffati. Sei persone sono state arrestate e almeno 83 risultano indagate nell’ambito dell’indagine legata alla piattaforma.
In precedenza, quattro persone sono state arrestate in riferimento all’indagine per frode sullo scambio Vebitcoin, il quale ha fermato tutte le attività giustificandosi che lo faceva a seguito della tensione finanziaria. Centinaia di migliaia di utenti sono caduti vittima delle condotte degli scambi, così molti politici hanno chiesto una migliore regolamentazione del mercato delle criptovalute in Turchia.
Resta da vedere se la recente estensione delle normative frenerà la popolarità delle criptovalute in Turchia o semplicemente fornirà più fiducia agli investitori negli asset digitali.