Lightning Labs, creatore del Lightning Network, sfida le convinzioni di Wall Street

Lightning Labs, creatore del Lightning Network, sfida le convinzioni di Wall Street

By Benson Toti - min. di lettura
Aggiornato 16 March 2023

L’amministratore di Lightning Labs, lo sviluppatore del protocollo di scalabilità blockchain Lightning, Elizabeth Stark ha sfidato le idee del tradizionale settore finanziario di Wall Street. Questo infatti tende a confidare che la blockchain, non il Bitcoin, manterrà le promesse radicali del fenomeno delle criptovalute, Yahoo Finanza ha riferito il 5 aprile.

Le dichiarazioni

“Quando abbiamo lanciato Lightning Labs, abbiamo effettivamente tolto la parola ‘Bitcoin’ dal nostro vocabolario e il nostro materiale di marketing perché si trattava di Blockchain. Ora, ho la sensazione che siamo entrati in una fase “Bitcoin, non Blockchain”. Infatti la gente capisce il valore della tecnologia delle criptovalute e ciò che questa può portare. C’è anche il POW in Bitcoin, c’è la crittografia a chiave pubblica/privata. Ci sono altre cose che rendono il Bitcoin speciale. In qualche modo, la parte Blockchain si separò e divenne una cosa a sé stante.”

Lightning Network è una soluzione di secondo livello al problema della scalabilità di Bitcoin. Questa apre canali di pagamento tra gli utenti che mantengono la maggior parte delle transazioni fuori catena, rivolgendosi alla sottostante Blockchain solo per registrare i risultati netti. Per capire meglio è consigliata la lettura dell’articolo che spiega che il Bitcoin sta diventando un sistema multistrato.

In questo modo, come delineato nel 2015 dal whitepaper del Lightning Network di Bitcoin, il protocollo facilita “pagamenti istantanei scalabili fuori catena” ad alto volume. Questa è una cosa che Bitcoin al suo livello base notoriamente non può fare. Citando il picco di 56.000 transazioni al secondo di Visa, Stark afferma “vogliamo andare anche oltre”.

Stark aggiunge che da anni gli spettatori stanno dimostrando che mentre il Bitcoin può anche essere un investimento speculativo. Questo perché manca la “killer app” che potrebbe convincere la persona media a usarlo come valuta. Lightning Labs è evidentemente la risposta di Stark a queste critiche. Stark è tuttavia desiderosa di allontanare il protocollo dalle turbolenze delle offerte iniziali di monete (ICO):

“Non c’è un ICO per Lightning. Se sei entusiasta di Lightning, puoi acquistare un po’ di Bitcoin. Sono stato uno scettico delle ICO su Twitter.”

Il punto di vista delle istituzioni finanziarie tradizionali

Tra i colossi della finanza tradizionale, lo scetticismo riguardo i rischi informatici, la volatilità dei prezzi e l’inadeguata integrità del mercato del settore a ha portato molti a sostenere la tecnologia Blockchain, anche quando essi castigano le criptovalute stesse. Il Governatore dell’India’s Reserve Bank ha rilasciato un verbale la scorsa settimana con questo punto di vista familiare. Infatti ha affermato che mentre le criptovalute hanno il potenziale di “mettere in pericolo la stabilità finanziaria”:

“Riconosciamo che la tecnologia Blockchain ha potenziali benefici per il settore finanziario e crediamo che debba essere incoraggiata a essere sfruttata a beneficio dell’economia.”

Già nel 2016, oltre 90 banche centrali di tutto il mondo stavano indagando sulle soluzioni Blockchain. Infatti, già nei primi mesi del 2018, le banche di Malesia, Taiwan, Polonia e Svizzera, tra le altre, hanno fatto notizia di richieste di informazioni sull’utilizzo dei sistemi Blockchain.

Analisi

Queste dichiarazioni riassumono perfettamente la natura del conflitto tra le istituzioni finanziarie tradizionali e buona parte della comunità delle criptovalute. Non si tratta solo di una divergenza di idee pratiche. In realtà, forse, sono ben più accentuate le differenze di natura ideologica. Buona parte della comunità del settore, infatti, è dell’idea che nessuno dovrebbe essere capace di “controllare il denaro”. Secondo l’idea di questi qualunque entità, se dotata di potere eccessivo sarà portata ad abusarne. Di conseguenza, secondo questi, è meglio non dotare nessuno di simili poteri. Infatti, le criptovalute sono modo per sfuggire al controllo dei governi. E questo non è una caratteristica intrisecamente cattiva, a differenza di quanto creda Bill Gates.

Infatti, oltre a consentire il commercio di beni illegali su molte piattaforme (dettagli a riguardo del fenomeno possono essere trovati nell’articolo a riguardo di OpenBazaar) questo consente di mettere in sicurezza i propri averi dai governi totalitari.
D’altra parte, il settore finanziario tradizionale è dell’idea che una criptovaluta la quale non è gestita da alcuna entità è inaffidabile. Le mancanze delle quali sono accusate le criptovalute sono la mancanza di norme antiriciclaggio e contro il finanziamento del terrorismo, ad esempio. Altra accusa spinta nei confronti delle criptovalute è la loro mancanza di stabilità.

Una critica alle valute FIAT

A quest’ultimo punto però si può rispondere con una critica omologa alle valute FIAT. Queste, infatti, da molto tempo hanno perso il cosiddetto “valore aureo”. Citando Wikipedia infatti sappiamo che:

  • Il valore del dollaro USA era fissato in 20,67$ per un’oncia troy (31,1034768 grammi). Il valore di 1 dollaro equivaleva a 1,50476 grammi d’oro; 1 kg d’oro era pari a 664,556 dollari.

E che:

  • Il valore del franco francese, del franco svizzero, della lira italiana e del franco belga era stato fissato in 0,290322581 grammi d’oro. 1 kg d’oro era pari a 3444,444 franchi o lire.

Qual’è il valore intrinseco delle valute FIAT?

Ma anche:

Nel 1914, con l’inizio della Prima guerra mondiale, la piena convertibilità del denaro in oro venne abbandonata, ad eccezione degli Stati Uniti, rimanendo, invece, coperta solo una frazione del circolante. La riduzione della riserva aurea al di sotto del limite legale consentì infatti un incremento della base monetaria per finanziare la spesa militare.

La spesa bellica fu finanziata senza un aggravio del prelievo fiscale, ma applicando dazi, abbandonando così la politica liberoscambista, e tramite un incremento dell’emissione di moneta e titoli di Stato, si verificarono fenomeni di iperinflazione e un aumento del debito pubblico. La crescita interna era sostenuta da un circuito finanziario Stato-industria militare, con la mediazione delle banche: la banca centrale aumentava l’offerta di moneta allo Stato contro l’emissione di titoli di debito, acquistati poi dalle banche. Lo Stato trasferiva gran parte della nuova moneta all’industria militare, della quale era il principale cliente, e l’industria militare reinvestiva consistenti profitti nell’acquisto di titoli di debito pubblico dalle banche nazionali, chiudendo il circuito vizioso.

Nel 1924 la convertibilità fu ristabilita in Germania grazie al Piano Dawes e nel 1925 in Gran Bretagna, ma con la depressione del 1929, in seguito ad una politica tariffaria restrittiva e alla caduta degli scambi internazionali, a partire dal 1931 i Paesi decisero di sospendere il Gold standard.

Quindi le valute FIAT sono prive di valore intrinseco. Infatti, sempre secondo Wikipedia, la moneta legale è così definita:

Per moneta legale (o moneta a corso legale o, ancora, moneta fiat) si intende uno strumento di pagamento non coperto da riserve di altri materiali (ad esempio: riserve auree), e quindi privo di valore intrinseco (anche indiretto). Questo quindi rende ovvio quanto sia solo illusoria la stabilità delle valute FIAT e come, se queste dovessero essere realmente adottate, le criptovalute difficilmente sarebbero peggio.

Conclusione

Infondo, la domanda alla quale rispondere per decidere se schierarsi dalla parte delle istituzioni finanziarie tradizionali (e quindi probabilmente di permissioned blockchain come quelle che sembra star sviluppando per alcune banche centrali la IBM) o delle criptovalute non gestite è semplice. Ti fidi delle istituzioni finanziarie (in particolare le banche centrali e gli stati) o sei dell’idea queste abbiano già abusato il loro potere ed è caso di privarle del controllo del sistema monetario? Certo non è una scelta binaria, perché c’è anche chi è dell’idea che “un male necessario” o il “male minore” dei due.

Quanto è certo è che di questi tempi tutti noi, come comunità, ci troviamo di fronte a questo quesito. E la risposta la quale ci daremo potrebbe avere vaste conseguenze per il futuro della società.