L’Iran si rivolge alle criptovalute per pagare le importazioni

L’Iran si rivolge alle criptovalute per pagare le importazioni

By Benson Toti - min. di lettura
Aggiornato 16 March 2023

La nazione valuta la possibilità di pagare le importazioni con bitcoin

L’Iran ha pubblicato una serie di nuove norme e regole per incanalare i bitcoin minati dai miner iraniani verso le casse dello Stato, in modo tale che il Paese possa usare la moneta per pagare le importazioni. La notizia è riportata da una agenzia di stampa statale, ovvero l’Agenzia di notizie degli studenti iraniani (ISNA).

Le normative, che sono state proposte dal ministro dell’Energia e dalla Banca centrale dell’Iran (CBI), stabiliscono che i miner di criptovaluta legalmente registrati nel paese devono vendere il quantitativo estratto alla CBI. L’Iran si interessa sempre più al Bitcoin come mezzo per eludere le paralizzanti sanzioni imposte dagli Stati Uniti, che hanno portato a una riduzione del 33% delle loro riserve estere negli ultimi due anni.

La scelta dell’Iran ricorda a molti la decisione del Venezuela di nazionalizzare le proprie mining pool. Infatti anche il Venezuela cerca il modo di aggirare le sanzioni che gli sono state imposte dagli Stati Uniti.

Gli stati Uniti, dopo essersi unilateralmente ritirati nel 2018 dal trattato multilaterale sul nucleare , hanno ripristinato le sanzioni contro l’Iran proibendo alle imprese che facevano affari con il Paese di continuare a farlo.

In seguito, l’8 ottobre di quell’anno, il Segretario di Stato americano Michael Pompeo annunciò una serie di sanzioni contro 18 banche iraniane.

Le sanzioni impongono all’Iran una capacità limitata nell’uso di dollari come riserva. Secondo le varie fonti citate da vari quotidiani, la banca centrale iraniana ha ufficialmente cambiato la sua valuta di riserva primaria passando dal dollaro USA allo yuan cinese, e ipotizza di creare una propria valuta digitale. Unendo il passaggio dal dollaro allo yuan e la distribuzione di una valuta digitale nazionale, vi è il potenziale per l’Iran di poter tornare a vendere il suo petrolio a livello globale.

Brian Hook, il rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Iran, ha confermato che il Paese si trova in una difficoltà oggettiva con la valuta estera necessaria per fare le importazioni.

“Il regime sta lottando per acquisire la valuta estera di cui ha bisogno per procurarsi le importazioni, tra cui i macchinari industriali e i beni di consumo”, ha spiegato.

Nell’agosto del 2019 l’Iran ha legalizzato l’estrazione di criptovalute, anche se il suo commercio è stato allo stesso tempo vietato. Le normative sono state progettate per riscuotere le tasse dai miner che avrebbero altrimenti tratto tutto il vantaggio dal basso costo dell’elettricità nel Paese. Grazie alle enormi riserve di petrolio e gas naturale, l’Iran ha infatti uno dei prezzi dell’energia tra i più bassi al mondo.