Il DOJ ha di recente pubblicato il suo Cryptocurrency Enforcement Framework ma molti nell’ambito delle criptovalute pensano che sia lacunoso e poco chiaro.
Ieri è stata una intensa giornata per la cronaca nera dei crimini cripto, ZDNet ha pubblicato i risultati delle loro indagini che descrivono nel dettaglio come le bande criminali abbiano rubato oltre 22mln di USD in criptomoneta. I criminali hanno preso di mira gli utenti della app Electrum wallet usando le falle dell’ecosistema aperto di Electrum, per inviare agli utenti false richieste di aggiornamento che sono servite a installare malware.
Nel frattempo, nel Regno Unito, il famigerato ricattatore di Tesco, Nigel Wright, è stato condannato a 14 anni di carcere. Aveva collocato barattoli di cibo per bambini contaminati sugli scaffali di un supermercato, quindi aveva scritto a Tesco chiedendogli di pagargli un riscatto di 1,4 milioni di sterline (1,8 milioni di dollari) in bitcoin.
Inoltre molti progetti cripto ed exchange hanno avvertito la presenza della legge su di loro negli ultimi mesi, e non perché infrangevano le regole di proposito, ma perché non sapevano quali fossero le regole.
Spesso si è trattato della vecchia questione se un token venduto in una offerta iniziale (ICO) è da considerare un titolo e quindi rientri nella competenza della Securities and Exchange Commission (SEC). La SEC ha utilizzato il test Howey per determinare se si tratta di un titolo, a danno di Kik e Telegram, entrambe citate in giudizio dalla SEC per le loro ICO.
Quindi, era necessaria una certa chiarezza normativa e il Dipartimento di Giustizia degli USA (DOJ) ha provato a fornire il proprio contributo con il suo Cryptocurrency Enforcement Framework, un documento normativo da 83 pagine da poco pubblicato.
Il documento esordisce con una nota positiva: “Per cominciare è opportuno sottolineare che la tecnologia dei ledger distribuiti su cui si basano tutte le criptovalute, aumenta le possibilità di far fiorire l’uomo.” Ciò nonostante il resto del documento fa capire che il Dipartimento di Giustizia vede le criptovalute come una minaccia più che una opportunità.
Il documento descrive nel dettaglio molti casi di studio di reati che sono stati o potrebbero essere commessi con le criptomonete, compresi gli acquisti illeciti, l’estorsione e il sostegno al terrorismo. In futuro, qualsiasi moneta cripto o protocollo che potrebbe essere usato per riciclare fondi in forma anonima, sarà un potenziale bersaglio per una azione legale.
La pubblicazione del rapporto non è stata accolta con favore da molti nella comunità delle criptovalute, e un utente di Twitter ha scritto: “… Sembra provenire dal 1984 o da Brave New World. I federali vogliono ‘proteggerci’. Ma diciamocelo: in realtà significa che vogliono controllare Bitcoin!”