Secondo l’opinione e la riflessione di Francis Pouliot, CEO di Satoshi Portal, noto cypherpunk massimalista, gli stipendi delle persone andrebbero pagati in bitcoin. Solo in questo modo sarebbe possibile stimolare l’adozione di massa delle criptovalute.
Pouliot ha espresso il suo pensiero in un tweet, nel quale aggiunge che chi riceve lo stipendio in bitcoin lo spende per acquistare beni, servizi e pagare utenze domestiche o altro; quelli che comprano BTC con denaro contante, tendono a conservare o a fare trading. Quest’ultima pratica, nella riflessione di Pouliot, non stimola l’acquisto di beni ma va a beneficio solo dell’investitore.
Stipendi pagati in bitcoin: possibile?
L’investitore e imprenditore Roger K. Ver paga lo stipendio ai suoi dipendenti in bitcoin. Lo ha sempre fatto, ma la sua azienda ha sede legale in Giappone dove il BTC è stato elevato per legge, unico caso al mondo, alla “dignità” di moneta legale subito dopo lo yen giapponese.
Lo stipendio pagato in bitcoin in Italia non è vietato e non lo è in molti altri stati europei ed extra UE, ciò che risulta complesso è la dichiarazione dei redditi: i governi non hanno ancora sviluppato normative apposite.
Il problema vero è: cos’è bitcoin?
Il problema vero resta ancora quello della definizione delle criptovalute: cos’è il bitcoin? Una moneta, un mezzo di pagamento, un titolo digitale, un bene digitale? Secondo gli economisti non rispetta rigidamente le regole fondamentali per cui possa essere considerata una moneta come l’euro. L’uso da parte delle persone e una forte adozione di massa, costringerebbero, però, anche gli economisti a rivedere le loro regole, a “stracciare” quindi l’attuale paradigma per crearne uno nuovo.
La questione è seria, perché in Francia, ad esempio, il Consiglio di Stato ha dichiarato le criptovalute un bene mobile, cioè una proprietà immateriale nelle mani del possessore. Al di là dei motivi intrinseci alla tecnologia blockchain che spingono gli esperti a dire che la classificazione sia sbagliata, resta la difficoltà per un dipendente nel gestire le proprie finanze esclusivamente in criptovaluta.
I grandi marketplace online non vogliono adottare le criptovalute: almeno per ora
Se si esclude Overstock.com, primo grande marketplace americano ad aver accettato BTC, gli altri grandi player dell’e-commerce mondiale non accettano pagamenti di beni e servizi in criptovaluta.
Lo scorso anno Steam ha disattivato l’opzione di acquisto dei videogame con BTC, a causa dell’elevata volatilità del prezzo di bitcoin. Anche Rakuten, marketplace giapponese, ha rinunciato a BTC e lo stesso ha fatto Microsoft nel 2017.
Bitcoin, un affare per gli investitori
Nulla è ovviamente perduto, ma sembra che per ora bitcoin resti un affare per investitori e un’ottima opportunità di guadagno per trader e risparmiatori dai profili molto dinamici. Scopri allora i cinque modi semplici per comprare bitcoin e mettere in pratica il famoso mantra “HODL”, che interpretato in lingua italiana significa “fare il cassettista”, colui che investe a medio o lungo periodo.
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