Donna accusata di cybercrime in Australia: è la prima volta

Donna accusata di cybercrime in Australia: è la prima volta

By Benson Toti - min. di lettura
Aggiornato 16 March 2023

Il primo caso di criminalità informatica in Australia che riguarda lo scambio illegale di denaro contante con criptovlauta. Il detective della Squadra addetta ai cybercrime ha dichiarato che questo è il primo di molti arresti.

L’Australia ha il suo primo caso di criminalità informatica legata alle criptovalute e vede una donna di cui non si conosce il nome accusata di aver cambiato illegalmente denaro contante nel principale asset digitale.

La sospettata ha 52 anni ed è stata arrestata ieri mentre si trovava al supermercato di Burwood. La donna è accusata di essere membro di un gruppo criminale che trae profitto dagli scambi illegali di bitcoin.

La polizia del New South Wales (NSW) ha sequestrato 60mila AUD in contanti e 56,694.43 AUD detenuti in bitcoin.

La sospettata è accusata di aver usato consapevolmente i proventi del reato e di aver violato i requisiti richiesti nell’interfacciarsi con i servizi di cambio valuta.

Le indagini sulla donna sono partite nel novembre 2018, quando è stata istituita dai detective della squadra dei crimini informatici la Strike Force Kerriwah presso il Comando statale dei reati informatici allo scopo di investigare su gruppi criminali che riciclano denaro su Internet in tutto il NSW. Il modus operandi principale di questo gruppo criminale era quello di scambiare illegalmente denaro contante contro criptomoneta.

Nell’ambito dell’indagine, il detective Matthew Craft, comandante della squadra anticrimine, ha sostenuto che il crypto wallet usato dalle persone coinvolte ha scambiato circa 326 bitcoin dal 2017.

“Che equivalgono a oltre 5 milioni di AUD al cambio attuale. Si tratta di una quantità significativa di bitcoin per qualcuno che non è registrato come exchange di criptovalute”, ha spiegato Craft.

Craft ha anche reso noto che ieri è stato eseguito un mandato di perquisizione in una casa a Hurstville, dove hanno sequestrato l’equivalente di 18mila AUD in bitcoin, ma anche smartphone e computer.

“Si ritiene che questa particolare indagine sia la prima in Australia in cui sono stati identificati gli exchange di criptovalute non registrati e su cui possono essere avviate azioni penali”, ha riferito il detective Craft.

È contro le leggi australiane fornire servizi di cambio valuta digitale in Australia se non si è registrati come operatori. Le conseguenze per i trasgressori possono essere sanzioni di tipo civile o penale, avvisi di infrazione e punizioni correttive.